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Silvana. Milesi
MANZÚ E PAPA GIOVANNI

Sculture dell'anima

«Storia e cronaca, incantevoli fotografie e visioni d’arte incomparabili, testimonianze di autentici interpreti dei segni profetici, grande spazio ai capolavori di Manzù… un ampio racconto che via via solleva al sospirato regno della verità, della giustizia sino a convincere che la mano dell’artista... sospinge ad entrare nel tempio dello stupore… nel territorio della bellezza e della bontà».
Dei tanti libri pubblicati su Papa Giovanni e sullo scultore bergamasco, questo apre una prospettiva nuova, nella cui luce ancor più si esalta e si evidenza la bellezza della bontà e la bellezza dell’arte, insieme al comune impegno per la Pace e per un ricupero della ricchezza della Tradizione con lo sguardo rivolto al futuro...
Le parole e le immagini di Papa Giovanni, le sue sculture dell’anima, si accompagnano e si intrecciano alle sculture di Manzù, anch’esse sculture dell’anima, non tanto perché seguono un itinerario sacro, quanto perché consacrate dalla bellezza. E il libro si apre con la bellezza di Papa Giovanni, quella incarnata e quella nel bronzo di Manzù, in un alternarsi di vicende e di percorsi, talvolta incomprensibili, il cui significato va chiarendosi nel loro compiersi finale. Non vite parallele, ma vite in parallelo, costellate di buone opere, capolavori usciti dal cuore, dalla mente e dalle mani, ciascuno seguendo fino in fondo la propria vocazione. La vita, i discorsi, il Giornale dell’anima, la Mater et Magistra la Pacem in terris, gli incontri, la morte sublime, la beatificazione, di tutto si dà una scintilla, si spera quella più luminosa.
E così di Manzù, opere scelte per un itinerario che è quasi un’ascesa inconsapevole verso quelle stanze del Vaticano dove l’incontro col Papa per plasmarne il ritratto, diede allo scultore il coraggio di ultimare la Porta di San Pietro e di chiamarla Porta della Morte, capolavoro considerato fra tutti il più eccelso, dopo Michelangelo, in San Pietro, sul quale si dispiegano pagine e pagine del libro a contemplare con la bellezza dell’arte, la bellezza dei significati.
E proprio nella stanza della morte avvenne l’ultimo incontro di Manzù con Papa Giovanni, quando lo scultore ebbe il doloroso privilegio, di chinarsi sul suo volto e prenderne la maschera, insieme al calco della mano che pochi mesi prima aveva firmato la Pacem in Terris.