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Silvana Milesi
MANZÚ
Scultore del tempo, della vita, della pace

Una monografia realizzata in amichevole sintonia con lo stesso scultore, il quale non ci teneva molto ai libri su di lui, ciononostante, con antico senso di ospitalità, mise a disposizione la sua casa, il suo studio, il suo archivio, poi volle che a scrivere le pagine di introduzione fosse il suo primo critico, il quasi coetaneo saggista e scrittore Gino Visentini che così si introduce: «… se dunque rivedo questi primi pezzi di Manzù, mi pare davvero inesplicabile come in quei precoci tratti di un dolce e ultrasensibile primitivismo non sia stato intravisto, a Bergamo, se non da parte delle solite due o tre persone più intelligenti e perciò discusse anche loro, il seme di un vero talento nuovo che stava venendo in luce...».
Parte centrale del libro è ovviamente la scultura di Manzù, ma non meno significativi sono i capitoli Ori e argenti, Le copie dai miei maestri, Inge, Studi per un ritratto, Litografie e acqueforti e le note biografiche "illustrate" da immagini, alcune inedite, di una vita tutta vissuta per l'arte e nell'arte scandita da incontri con molti «grandi» del tempo, primo fra tutti Papa Giovanni del quale eseguì alcuni ritratti e la maschera funebre. Un incontro che diede a Manzù il coraggio di condurre a termine quel mirabile capolavoro della Porta della morte nella Basilica di San Pietro, che con la Porta dell'Amore della cattedrale di Salisburgo e la Porta della Pace e della Guerra di Rotterdam è mirabile trilogia, di temi e di significati, in «bassorilievi che non hanno equivalente dal Quattrocento in poi».