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Silvana Milesi
CAVAGNA SALMEGGIA ZUCCO PALMA IL GIOVANE
La pittura a Bergamo nel Secondo Cinquecento
Una fioritura di valenti artisti di una generazione che seppe intessere gli ultimi bagliori del Rinascimento con le luci e le ombre del proprio tempo dispiegando un ricchissimo manto sopra i cieli diversamente illuminati del vecchio e del nuovo secolo. Un manto talmente ricco di opere che, tenendo salva la sua unità, ha quasi costretto alla scelta di procedere per "capitoli", cominciando con la triade Gian Paolo Cavagna, Enea Salmeggia detto il Talpino, Francesco Zucco, che a Bergamo andava adornando le belle chiese, e continuando con quei pittori bergamaschi che "extra moenia" tennero alto il prestigio della loro terra. A Venezia Palma il Giovane, protagonista di una trentennio di pittura lagunare; a Milano Simone Peterzano, maestro forse del Salmeggia e sicuramente del grande Caravaggio; a Roma Cristoforo Roncalli, detto il Pomarancio, chiamato amico e "valente nell'arte sua" dallo stesso Caravaggio. Interessante il capitolo dei bergamaschi alle splendide e potentissime corti di Spagna e Austria, dove Fabrizio Castello, Giulio Licinio e Francesco Terzi, ottennero lodi, prestigio e onore. Fu il Terzi molto stimato dal nostro infelicissimo quanto altissimo poeta Torquato Tasso, espressione di quegli anni carichi di splendori e di contrasti come ogni epoca di trapasso. Ultimo, ma non per importanza, il capitolo dedicato a quegli artisti considerati minori solo perché nati in un periodo in cui, come scrive il Tassi, «tanti professori eccellentissimi di primo grado fiorivano». Ecco quindi i bei dipinti dei Lolmo, Ronzelli, Secco, Lupi, Guarinoni, Gozzi, chiudendosi il libro con un dipinto di autore anonimo, quale omaggio a tutti gli artisti rimasti sconosciuti. Tanti capitoli che vengono ad intrecciarsi in una sola storia che è la storia di quel tempo.
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