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PIERO GALIZZI
IL PICCOLO ALPINO diserta
Pagine 184 - Formato 125x195x12
ISBN  9791280344106
  € 16,00 - giugno 2021



Storia di un graduale passaggio dal sogno alla realtà... E di un amore che sboccia per Vittoria, la ragazzina con la quale ha vissuto la bella storia di una vita. Il libro finisce col finire della naia da alpino, e inizia dal Passato remoto: sognai. Figlio di alpino in un paese di alpini. alle elementari si innamorò del ‘Il piccolo alpino’, e si immedesimò nelle sue disavventure. Non capiva perché passasse per eroe. Giacomino si comportava esattamente come avrebbe fatto lui suo posto. «Sognai di essere il piccolo alpino». Passato prossimo: mi sono svegliato. «Mama, perché, perché…?». «Perché ol léber di perché l’è sota ‘l cül del re!». In casa si mangia pane e letture, si respira Vangelo. Pietro si chiede: «Se siamo figli dello stesso padre come può il padre autorizzarmi ad uccidere in guerra i miei fratelli?». Lo soccorre don Milani con il libro L’obbedienza non è più una virtù. Finì sotto processo don Milan e alla fine scrisse ai Giudici: «Ci presentavano l ‘Impero come una gloria della Patria! Avevo 13 anni... Saltavo di gioia... I nostri maestri s’erano dimenticati di dirci che... andavamo a bruciare capanne con dentro le loro donne e i loro bambini».
Nel silenzio della sua cameretta gli tornava alla mente Salvator Gotta: “… la guerra è la più meravigliosa delle avventure; offre le novità più tragiche e più appassionanti”. Dal leggìo don Milani diceva che la guerra distrugge e sacrifica moltitudini per gli interessi di pochi. Nuove domande trovano risposte approfondite e convincenti, ma spesso finite in prigione o al bando: padre Balducci, don Milani, dom Giovanni Franzoni, padre Turoldo...
I ragazzi di borgata di cui si occupa nel tempo libero dagli studi aggiungono i loro perché ai suoi perché. Così motivato si butta in nuovi studi: latino, greco, filosofia antica e medioevale, Palach che si dà fuoco a Praga contro i carri armati russi. Il ’68 per le strade di Roma, le speranze del Concilio, le contestazioni in Comunità. Kant e Sartre: “Nulla può essere bene per noi senza essere per tutti (…). L’atto individuale coinvolge l’umanità intera”. Il piccolo alpino sopporta sempre meno la vita di Caserma. Caserma come metafora dello Studentato dei Monfortani, dove pur si trova bene, ma... Lascia lo Studentato, e come la mette col Servizio Militare, uno come lui? Lo spiega nei capitoli successivi: Presente: diserto, il CAR. Merano: nonni e colonnelli. SignorNo! signore. Dal letame nascono i fiori.
«Alpino Galizzi Piero!». A suo modo diserta in caserma. È un susseguirsi di punizioni, ma tiene sulla corda il Tenente e il Colonnello. Vanno su tutte le furie, ma un po’ lo temono. Se è consegnato a lavare i piatti, lì ha una piccola biblioteca nascosta. Inquadra gli indifferenti di cui parla Gramsci, l’indifferenza che opera prepotentemente nella storia... Il Tenente non capisce se è un sovversivo o un pretaccio. «Galizzi. Galizzi, perdìo, suoni la chitarra in Chiesa e rifiuti la Messa del soldato».
La tensione corre, sorprende e talvolta diverte fino all’ultimo capitolo che così inizia: ‘Blowin in the wind’ (Risposta non c’è) di Bob Dylan; ‘We shall overcome’ (Noi ti seguiremo) di Joan Baez, sceglie canti come questo: «Hanno preso un uomo, ad un angolo di strada... / E sento una voce, una voce che mi chiama / ma sto seduto inerte, la mano nella mano... Nel Vietnam .... / E sento un pianto, un pianto che mi chiama / ma sto seduto inerte, la mano nella mano. / E chi ha amato noi, finché l’abbiamo ucciso / ha il corpo ancora teso, sul legno di una croce. / E so che mi ha sorriso, e so che è lui che chiama / ma sto seduto inerte, la mano nella mano».
Quando l’ultima domenica, il Cappellano-Tenente all’altare legge La preghiera dell’alpino, Galizzi domanda: «Cappellano, cosa significa «rendi forti le nostre armi contro il nemico che minaccia LA Patria... la nostra millenaria civiltà cristiana?». Gesù che si è lasciato uccidere per non difendere se stesso, e noi ci sentiamo autorizzati a uccidere per difendere la civiltà cristiana?».